giovedì 5 luglio 2012

"In montagna la paura non cambia mai. Le pietre cadono. I caschi si rompono. Le becche delle piccozze si spaccano. Le corde si tagliano sui bordi affilati e sono da buttare. Più le vie sono difficili più gli zaini crescono. più divento abile, più ho voglia di osare, e più si stringono le mani che mi strozzano la gola. Nessun altro gioco può preparami a questo. E' un'attività stupida, ma ditemene una che non lo sia - comunque e dovunque.
Gli stupidi domanderanno perché, in cerca di parole che siano in grado di capire. Ok, adesso ve lo spiego io. Lo faccio perché sono capace di farlo. Arrampico perché mi fa soffrire, e il dolore mi da la giusta prospettiva. E' difficile, e con la maestrìa che ho in questo campo sono in grado di dominare su tutti voi. Non è necessario spiegare l'alpinismo con il "divertimento". Non fa dei climber delle persone migliori. Io sono soltanto un tizio che vive in affitto, che controlla che nella sua merda non ci siano i vermi nepalesi, che gli agenti delle tasse vorrebbero chiudere in un recinto. Peccato che io non guardi mai la tv, né mangi cibi scongelati, né possegga niente di mia proprietà. Spendo tutto quello che mi entra in compact disc, materiale fotografico, e arrampicare in montagna. Ero un ragazzo senza futuro, e spero che la previsione si avveri, perché non sono il tipo che spera di arrivare alla pensione per passare le vacanze pescando. Il futuro sarà come sarà, che io abbia o meno un'assicurazione pensionistica." 


Mark Twight- "Confessioni di un serial climber"

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